L'oro di Sofia
COMENIUS PROJECT
L'ORO DI SOFIA
Krumovgrad (Bulgaria), 23–30 aprile 2005
Le fotografie sono state scattate nel periodo del meeting
Tutte le immagini: Massimo Presciutti © 2005
Anima, Arte, Cultura e Natura colti camminando per Sofia
Sofia si distende occhi grigi su una pianura verde circondata da montagne d'aprile la neve e i suoi tetti, i suoi lastricati, le sue viscere sono d'oro. Artisti popolari con le radici nei mosaici bizantini intorno alla Aleksandar Nevski, ragazze d'Europa dentro i ristoranti inventano graffiti di fumo per un pubblico tanto attento da mettere tra parentesi la shopska mentre sfiorisce lo stile bulgaro del mangiar lento, l'attenzione tutta rivolta al non perdersi e disperdersi, la solidità che protegge e nutre un sorriso fraterno. I libri conservano la memoria storica ma la poesia in particolare riesce a fotografare le emozioni che ci restano attaccate addosso per un tempo paragonabile alla vita di una farfalla e poi finiscono nella nostra anima diventando quasi sempre invisibili dietro il sipario dello stile.
Ero partito da solo dall'aeroporto Amerigo Vespucci di Firenze Peretola, a Monaco avrei avuto un'ora circa per beccare il volo per Sofia, solo che lo spiritoso velivolo si mangia la mia ora alla partenza e perdere la coincidenza mentre sapevo che all'aeroporto della capitale bulgara, di quella città con le scritte cirilliche, mi stavano aspettando Pepa Manolova e Zlatka Georgieva munite di pulmino e cartello Art of living, insomma più che sull'aereo ero nel pallone. A Monaco scendo per primo, prendo il mio regolamentare 55x40x23 cm bagaglio a mano, dove cavolo vado e invece un tedesco di colore in uniforme a cui mancavano solo le ali ci preleva, si perché c'era un ragazzo che anche lui andava a Sofia, sai che folla penso, e con un blindato raccoglie insieme a noi tutti i visti e i timbri necessari mentre ci chiede perché si va a Sofia (domanda legittima, penso).
Non ricordo la risposta del ragazzo, la mia fu: "Sono in missione per Bruxelles Comunità Europea e Roma Governo". "Eh?" "Sono un insegnante, disegno progetti, abbiamo un meeting a Krumovgrad Kardjali tra scuole di Austria, Bulgaria, Italia, Macedonia, Spagna". "Ciao". E via al volo sull'apparecchio, superata la hostess una signora si alza per scambiare il posto con me dandomi così la possibilità di sedermi accanto a Isabel ed Anna from Barcellona che mi stavano salutando contraccambiate in modo per niente inglese date le nostre latitudini.
Sofia liberata si legge nelle ferite che il tempo e forse le sassate hanno inferto nel monumento che introduce la NDK (Palazzo Nazionale della Cultura), cicatrici ormai indolori di un Novecento la cui prepotente mediocrità si è spesso espressa attraverso il gigantismo. Il 25 aprile in Italia è la festa della Liberazione, anche qui è festa: oggi, 25 aprile 2005, in Lussemburgo la Bulgaria firma il trattato di adesione all'Unione Europea.
A Plovdiv abbandoniamo l'autostrada e ci immettiamo su una provinciale che presto comincia ad arrampicarsi, Krumovgrad è lontano come le montagne che si spiegano a perdita d'occhio. Abbiamo noleggiato un pulmino il cui conducente, Alexander, è a nostra esclusiva disposizione, con nostra intendo Claudia e Gertrud (Austria), Anna e Isabel (Spagna), Zlatka e Penka (le nostre gentili ospiti), Ilmi, Nuri e Mirdita (Macedonia) oltre al sottoscritto. Mi rendo conto che da queste parti è il periodo della fioritura dei lillà. "Alla mia età, ogni volta che vedo fiorire i lillà non posso impedirmi di pensare a quante volte li ho visti e quante volte ancora li vedrò. Quindici? Venti? Sono così poche, quindici volte, per vedere i lillà fiorire ancora" - Françoise Hardy, vedi articolo di Laura Putti. La canzone Quando fioriscono i lillà era stata scritta dopo che avevo letto quest'intervista. "I raggi d'oro dell'amarillide non si spegneranno mai perché, come fede e amore, eterna è la conoscenza" (E.T.A. Hoffmann, Il vaso d'oro e altri racconti, Garzanti Milano 1979). La voglia di fare una frittata dello spazio tempo mi assale e nella riunione del Progetto nella sala degli insegnanti alla "Vasil Levski" primary school, dedicata alla progettazione dei lavori per l'anno scolastico 2005/2006 sul tema della "Non violenza" e della "Solidità interiore", propongo per il primo punto l'arte delle caverne e per il secondo le storie degli eroi controcorrente, ovvero tutte le storie del mondo.
Nella città di pietra di Perperikon la potente natura del mezzogiorno bulgaro è Raggio Verde di mari lontani, tutti gli infiniti punti dello spazio sono collegati dalle immensità delle visioni che si sono succedute nel corso dei millenni - "Dal canto suo Oliver Sinclair era in preda a una sovreccitazione naturalissima. Una specie di delicatezza lo portava a voler essere solo" (Jules Verne, Il Raggio Verde, Mursia editore, Milano 1987). Non conosco il nome del frammento di roccia spezzata che mostra all'interno brillanti viola avuta in dono alla Vasil Levski dal bambino accompagnato da Pepa ma certo rappresenta la somma delle nostre fragilità che unite fanno la forza resistendo allo scorrere del tempo per poi nel tempo tornare grano a grano. Pietra e sogni, costruzioni e disegni, adattamento e armonia.
Ho iniziato la mia avventura con la scuola europea in Galles nel 1998, l'inno nazionale del Galles è una enfatica dichiarazione d'amore per la propria terra, proprio come quello bulgaro di cui Milen mi ha trascritto l'incipit:
Do nei Dunava sinei,
slanste Trakia ogriava
had Pirina plamenei
Quando i Traci stavano per avere dei figli non erano felici perché credevano che i nascituri avrebbero costruito un mondo non bello quanto questo - quanto il loro... mentre sto disegnando mi arrivano queste parole che trovo trascritte nel mio moleskine tradotte al volo dall'inglese tra i sentieri di Perperikon... non so quindi quanto siano attendibili. A leggere bene però mi sembrano giuste. I nascituri difficilmente sono in grado di costruire alcunché. Solo dopo che sono nati saranno in grado di dare il loro contributo per un mondo migliore. Il gruppo Art of living non è la premessa a qualcosa di altro. È nato ancora in Bulgaria.
Questa non è una donna che fuma
Il nostro Progetto non è qualcosa di estraneo o di parallelo rispetto alle scuole, alle culture locali o nazionali con cui entra in contatto. Si immette direttamente nei differenti stili di vita con la leggerezza, il ritmo e la vitalità di un cavallo non nascondendo la propria individualità. Un progetto chiamato cavallo. Felice nell'adattamento e incantato nell'armonia è attratto dallo stile e da tutto ciò che si muove oltre lo stile.
Massimo Presciutti, Firenze 12 maggio 2005