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Microsolchi dell'arte - Inedito

MICROSOLCHI DELL'ARTE [INEDITO]
di Massimo Presciutti

Si sente dire in giro, oramai è un cliché che come tutti i cliché se espressi con una bella impostazione della voce e in modo corretto appaiono intelligenti e originali, che il libro si starebbe avviando verso l'estinzione. Questa tesi potrebbe essere valida se messa accanto a quella dell'estinzione prossima ventura del genere umano di savonaroliana memoria ma, si sa, due poli negativi non possono attrarsi né amalgamarsi anzi si respingono. Credo sia molto più saggio dire che il destino del libro non è segnato così come non è segnata la sorte dell'umanità, anche se ciò non significa annullare i problemi. In questo modo i due poli sono cangianti e pulsanti, come la vita. Già Albert Einstein (Ulm 1879 - Princeton 1955), nel Testamento spirituale. Messaggio contro la guerra atomica, reso pubblico dall'amico Bertrand Russel a pochi mesi dalla sua morte (vedi Come io vedo il mondo, Universale Tascabile Newton 1975), pur non avendo niente a che fare con Girolamo Savonarola (Ferrara 1452 - Firenze 1498), anche perché si dichiarava agnostico, scriveva che: "in ogni futura guerra mondiale verrebbero certamente impiegate armi nucleari e tali armi mettono in pericolo la continuazione stessa dell'esistenza dell'umanità". D'altra parte lo stesso Einstein in Atomic War or Peace (1945) aveva scritto (vedi Pensieri di un uomo curioso, Mondadori 1997): "Io non credo che la civiltà verrà distrutta in una guerra combattuta con la bomba atomica. Potranno forse morire i due terzi degli abitanti della Terra. Ma si salverebbero un numero sufficiente di uomini senzienti e di libri per ricominciare tutto da capo, e la civiltà potrebbe venir ricostruita". Insomma l'energia positiva dell'Einstein vivo e quella negativa del postumo insieme non sono che il pulsare all'interno dei movimenti della storia. Berlinghiero Buonarroti, nella sua introduzione a Microsolchi dell'arte (L'humour di Massimo Presciutti) pone Albert Einstein all'Incipit del suo testo estrapolando due massime da Come io vedo il mondo: "la sola cosa assoluta in un mondo come il nostro è l'humour" e "l'immaginazione è più importante del sapere".


Un emblema di immaginazione con tre Presciutti nel corso dei secoli: Giuliano, Aurelio e Massimo

Quindi niente va dato per scontato. Pensare che il libro vada verso l'estinzione è come se un uomo primitivo in evoluzione avesse pensato che la pittura sarebbe scomparsa dal momento che le caverne venivano abbandonate dagli uomini per abitare salubri case o anche soffici capanne e quindi, mancando all'artista le pareti rocciose dove fare i graffiti, si sarebbe limitato a fare il supporter ai vari capi tribù. Il libro è la massima evoluzione dell'opera d'arte, unisce la tridimensionalità delle sculture alla bidimensionalità delle pitture, il profumo dell'inchiostro (personalmente riconosco dal profumo lo scaffale dove sono schierati alcuni numeri della ricca rivista degli anni sessanta Horizon), la visibilità di invisibili immagini che dà la scrittura, il particolare tatto dei polpastrelli che si acquista girando le pagine con metodo e pazienza di fronte a manoscritti rari (anche non rari), l'udito che lascia riconoscere il tipo di carta dal suo sfogliarla, il gusto che proviene dal tenersi una sana fame che deve attendere la pausa di una ricerca o di una semplice fine di un capitolo.

Ho fatto un libro allora, un museo da sfogliare le cui immagini le ho disegnate tutte con lo stesso stile, il mio, tracciate col pennino che solca la carta come un motoscafo ma la carta non è acqua e l'acqua è nera, è l'inchiostro. Il diario di bordo del viaggio è il libro, ma non sono la stessa cosa. Prima c'è la vita poi la scrittura. La scrittura si ramifica, è disegno è scrittura. In una delle due introduzioni a Microsolchi dell'arte, Giuliana Pascucci scrive: "Lo stile morbidamente lirico e popolare della pittura di Giuliano, per Massimo è motivo per rintracciare, nell'antica simbiosi tra parola e immagine, la proprietà intrinseca di coniugare meraviglia, gioco e utilità ripristinando le forme di visione e di pensiero in una personalissima mappatura" (p. 10).


Disegno da Giuliano Presciutti, Polittico, 1506.
Tempera su tavola, cm 325x280, Monte San Pietrangeli (AP), Chiesa di San Francesco (*)

Uno dei primi punti vendita che ho individuato dopo la stampa del libro, autoprodotto sotto l'etichetta PresciART, sta in fondo alla discesa di Via dei Consoli a Gubbio, quella che da Piazza Grande termina in Piazza Giordano Bruno. Entro dentro la libreria Libri e idee, che già avevo visitato anni prima per acquistare l'edizione Mondadori in cofanetto del Don Chisciotte edito nel 1997. Gentilissima, Elisabetta, è ben felice di poter avere delle copie di Microsolchi dell'arte. Viaggio a cavallo dei secoli XV e XVI attraverso l'opera di Giuliano Presciutti. Mi sento di giocare in casa, Elisabetta conosce i libri di mio padre per averli tenuti e venduti.

Pur partendo dalla stessa linea ci fu un punto dove, naturalmente, la strade con mio padre si allontanavano in modo tale da trovarsi dinnanzi due branche di una Y come quella descritta da Victor Hugo al Capitolo III (Esaminare la pianta di Parigi del 1727) del Libro Quinto (La caccia della nera muta silenziosa) della Parte Seconda (Cosette) de I miserabili, opera-guida fin dall'infanzia in campagna. In effetti il vuoto formatosi tra queste due branche di Y è stato colmato da un libro di Bruno Vespa, C'eravamo tanto amati, Rai Eri Mondadori 2016, dove a un certo punto, casualmente e piacevolmente sorpreso, poco tempo fa, venivo a leggere: "Aurelio Presciutti, contadino umbro autodidatta, decorato con croce di cavaliere nel 1992, a 70 anni ha raccontato con rara efficacia la vita di provincia durante il regime in Amore senza cipria e in altri tre libri pubblicati in proprio e venduti paese per paese con l'aiuto del figlio Massimo" (p. 122). Non potevo deludere eventuali aspettative, così ho seguito le orme familiari affondando il pennino in maniera ancora più radicale, tornando indietro di 500 anni per ripartire da un antenato disegnatore e pittore, ed ecco perché Giuliano Presciutti "[...] quel Giuliano di cui si hanno notizie dal 1490 fino al 1557 (Cleri 2016)", come scrive Giuliana Pascucci nella sua introduzione, Massimo Presciutti archeologo del presente.


Disegno da Giuliano Presciutti, Comunione degli apostoli, 1535 (?).
Olio su tavola, cm 335x230, Gubbio, Chiesa di San Domenico (*)

Una primizia, che non si trova nel libro, ma soltanto nel presente articolo, riguardante ancora Libri e idee, è la seguente. Presentando l'opera ad Elisabetta, affrontando l'intenso rapporto di Giuliano con Gubbio, le numerose sue opere ivi presenti, mi metto a dissertare di quella ubicata nella chiesa di San Domenico, edificio che si trova di fronte alla stessa libreria, a un paio di decine di metri. Si tratta della Comunione degli apostoli, Olio su tavola, cm 335 x 230. Considerato che i miei disegni riguardanti le opere di Giuliano in Gubbio rappresentano anche una mappatura (per usare il termine di Giuliana Pascucci) da seguire per poi dilettarsi a confrontare l'originale a olio con quello jazzistico a pennino, mi rendo conto che in Microsolchi dell'arte manca proprio la Comunione degli apostoli. Approfitto dell'opportunità che mi da la redazione di questo articolo per pubblicare il mio disegno, inedito, dell'opera di Giuliano presente in San Domenico. L'ho subito infatti delineata, quindi ripercorsa, mi dà molta soddisfazione vederla qui, quasi un'appendice del libro stesso.

Disegno di Massimo Presciutti, I - Album di famiglia lontana, 1/6 - Conoscenza dell'irriconoscenza

In un'altra libreria sono arrivato alla considerazione che Microsolchi dell'arte potesse anche essere un libro di viaggi interiori, ovvero viaggi senza spostarsi dalle proprie zone. Eccomi quindi a Umbertide alla Libreria Alibù. Qui trovo Laura che, ascoltando e osservando il libro mentre veniva sfogliato, rimane affascinata da un'opera di Giuliano Presciutti, la Madonna col Bambino in trono e i santi Giacomo, Paterniano, Giovanni Battista e Francesco, collocata nel vicinissimo comune di Pierantonio alla Chiesa Parrocchiale. Affascinata dal fatto di non sapere, fino a quel momento, dell' esistenza di questo dipinto. Insomma, mi viene in mente che passare le vacanze nelle proprie zone è uno degli inviti di Microsolchi dell'arte ed è un'inclinazione del mondo d'oggi che avevo già notato in Francia nella stessa estate 2019, leggendo una rivista. Vi leggo che (riporto la mia traduzione), per ragioni ecologiche, a volte ideologiche, sempre più francesi pensano di mettere da parte il loro passaporto e di godere ciò che è Francia, forse una vera e propria tendenza sociologica, forse un discorso di marketing. D'altra parte, leggo ancora, già nel 1955 Levi-Strauss aveva scritto di odiare i viaggi e gli esploratori così come un'antropologa contemporanea, Saskia Cousin, afferma che non ci si distingue più prendendo l'aereo bensì privandosene. Il viaggio lontano alla ricerca dell'altro insomma è roba da ceto medio, che i ricchi non vogliono rischiare di incontrare nelle spiagge così dette esotiche né di sentirne il fiato sul collo. (Marianne, Numéro 1165 du 12 au 18 juillet 2019).


Disegno da Raffaello Sanzio, Scuola di Atene (dettaglio), 1509-1511 ca.
Affresco, Città del Vaticano, Stanza della Segnatura (**)

L'idea di questo libro sboccia intorno al 2000, navigando in internet, quando scopro dell'esistenza di un libro edito nel 1960, Le famiglie di pittori fanesi del Cinquecento Morganti Presciutti di Luigi Servolini (Livorno, 10 marzo 1906 - Livorno, 21 settembre 1981). Ne prenderò visione per la prima volta al Kunsthistorisches Institut di Firenze. Giuliana Pascucci mi indicherà poi Officina Fanese. Aspetti della pittura marchigiana del Cinquecento di Bonita Cleri, Silvana Editoriale, Milano, novembre 1994. Ester, la mia prima figlia, lo noto ora, non solo è nata nel 1994, è nata a novembre. Tutto comunque è raccontato nel libro, gli spostamenti, gli incontri, le letture, anzi il libro è il racconto di una ricerca che ha aspetti artistici, sociologici, psicologici, autobiografici e storico-geografici. Proprio l'aspetto geografico mi ha colpito per primo forse. Luigi Servolini era di Livorno, come arrivò a occuparsi di famiglie di pittori di Fano, a unire Tirreno e Adriatico in modo tanto raffinato, scrivendo un libro assolutamente nuovo e anche, sembrerebbe, diverso dal suo solito operare nel mondo dell'arte di cui fu protagonista di primo piano? Si può supporre che Luigi Servolini, avendo un amico ad Osimo nelle Marche avesse percorso la strada che unisce Livorno a Fano e che, guarda caso passa davanti alla mia casa di famiglia in Umbria. In effetti nella libreria paterna di Camporeggiano è collocato un lussuoso volume della Divina Commedia che mio padre stesso acquistò da un commesso viaggiatore che evidentemente riusciva a piazzare preziosi volumi nelle campagne umbre (ecco dove nasce l'idea di distribuire i libri storicizzata da Bruno Vespa). Sfogliando questa Divina Commedia, dovendola consultare per realizzare due cartelloni da usare per una mia presentazione nel sagrato dell'Abbazia di Camporeggiano, mi rendo conto che tutti i frontespizi, i fregi e i marchi che vi si trovano sono xilografie di Bruno da Osimo (Osimo 1888 - Ancona 1962), amico di Luigi Servolini.


Disegno di Massimo Presciutti, I - Album di famiglia lontana, 1/5 – Catalogazione di ruderi

Ecco ancora i percorsi e i viaggi interiori nei dintorni, come abbiamo visto nell'articolo della rivista francese Marianne. Un viaggio nel tempo che fa diventare presente il passato, un presente diverso perché grazie al libro, macchina del tempo e della memoria, è possibile, in un certo senso, modificare il passato e di conseguenza cambiare il presente. Scrive Jorge Luis Borges (Buenos Aires 1899 - Ginevra 1986) che, studiando il trattato De Onnipotentia di Pier Damiani (Ravenna 1007 - Faenza 1072), dopo che aveva affrontato il canto XXI del Paradiso della Divina Commedia (1321), scopre che "Nel quinto capitolo del trattato, Pier Damiani sostiene, contro Aristotele e contro Fredegario di Tours, che Dio può far sí che non sia stato ciò ch'è stato. (…). Modificare il passato non è modificare un fatto isolato; è annullare le sue conseguenze, che tendono ad essere infinite. In altre parole: è creare due storie universali" (Jorge Luis Borges, L'altra morte, sta in L'Aleph, Universale Economica Feltrinelli, prima edizione italiana, Milano 1959, © Losada Buenos Aires 1952).


Disegno da Giuliano Presciutti, Madonna col Bambino in trono
e i santi Giacomo, Paterniano, Giovanni Battista e Francesco
, periodo di esecuzione dal 1515 al 1527.
Dipinto, Pierantonio (PG), Chiesa Parrocchiale (***)

(*) Bonita Cleri, Officina fanese. Aspetti della pittura marchigiana del Cinquecento, Silvana Editoriale, Milano 1994
(**) Emilio Lavagnino, Roma, Touring Club Italiano. Milano 1960
(***) Paolo Ervas, Novità su Giuliano Presciutti, sta in Arte Cristiana, Fascicolo 856, Gennaio-Febbraio 2010, Volume XCVIII

Massimo Presciutti 13 ottobre 2019



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